La terapia con inibitori del checkpoint ( CPI ) con anticorpi anti-PD-1 è stata associata a esiti contrastanti in piccole coorti di pazienti con linfomi aggressivi a cellule B recidivanti dopo fallimento della terapia CAR-T.
Per definire meglio l’efficacia della terapia con inibitori del checkpoint in questa popolazione, sono stati valutati retrospettivamente gli esiti clinici in un’ampia coorte di 96 pazienti con linfomi aggressivi a cellule B trattati con inibitori del checkpoint dopo fallimento della terapia CAR-T in 15 Centri accademici statunitensi.
La maggior parte dei pazienti ( 53% ) aveva un linfoma diffuso a grandi cellule B, è stata trattata con Axicabtagene ciloleucel ( 53% ), ha avuto una recidiva precoce ( inferiore o uguale a 180 giorni ) dopo CAR-T ( 83% ) e ha ricevuto Pembrolizumab ( 49% ) o Nivolumab ( 43% ).
La terapia con inibitori del checkpoint è stata associata a un tasso di risposta globale ( ORR ) del 19% e a un tasso di risposta completa del 10%.
La durata mediana della risposta è stata di 221 giorni.
La sopravvivenza mediana libera da progressione ( PFS ) e la sopravvivenza globale ( OS ) sono state rispettivamente di 54 e 159 giorni.
Gli esiti della terapia con inibitori del checkpoint sono stati significativamente migliori nei pazienti con linfoma primitivo a cellule B del mediastino.
La sopravvivenza libera da progressione ( 128 vs 51 giorni ) e la sopravvivenza globale ( 387 vs 131 giorni ) sono state significativamente più lunghe nei pazienti con recidiva tardiva ( dopo 180 giorni ) rispetto a quella precoce ( a 180 giorni o prima ) dopo CAR-T.
Eventi avversi di grado maggiore o uguale a 3 si sono verificati nel 19% dei pazienti trattati con inibitori del checkpoint.
La maggior parte dei pazienti ( 83% ) è morta, comunemente a causa della progressione della malattia.
Solo il 5% ha avuto risposte durature alla terapia con inibitori del checkpoint.
Nella più ampia coorte di pazienti con linfoma aggressivo a cellule B trattati con inibitori del checkpoint dopo recidiva con CAR-T, i risultati hanno rilevato esiti sfavorevoli, in particolare tra i pazienti con recidiva precoce dopo CAR-T.
In conclusione, la terapia con inibitori del checkpoint non è una strategia di salvataggio efficace per la maggior parte dei pazienti dopo terapia CAR-T.
Sono necessari approcci alternativi per migliorare gli esiti post-CAR-T. ( Xagena2023 )
Major A et al, Blood Adv 2023; 7: 4528-4538
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